“In a final vote of no confidence, Ireland’s ill-fated e-voting machines are finally headed to the scrap heap.” (Irish Times, 29 gugno 2012)
Almeno nella sua versione Direc-recording Electronic (DRE) il voto elettronico perde sempre più appeal. Io spero (pensando a casa nostra) che esempi come questo e ancora più quello olandese, facciano riflettere meglio chi pensa che per risolvere i problemi di frodi e di efficienza del voto basti mettere un computer più o meno modificato. Le possibilità di manipolare i dati sono troppe, e chi pensa che bastino hardening e procedure più o meno rispettate per renderlo utilizzabile non ha mai veramente avuto a che fare con l’hardening e il rispetto di procedure in un ambiente ostile e propenso alla frode. E tutto questo senza considerare problemi ben più complessi che vengono introdotti, come quelli legati alle emissioni elettromagnetiche (Tempest), anche queste verificate nella pratica in Olanda. Il voto elettronico non è più economico (questo dimostrano tutti gli studi che ho letto al riguardo) e non è più sicuro, anzi: mentre le frodi con il voto tradizionale sono locali, con il voto elettronico si rischiano frodi su larga scala. L’unico vantaggio è che è più veloce nel conteggio, ma per quello basterebbe molto meno: schede stampate e conteggio elettronico. E per quanto riguarda le frodi di casa nostra, prima fra tutte la compravendita di voti fatta fotografando la scheda (o il monitor) con il telefonino, non cambia assolutamente niente. Invece di ragionare su come rendere “sicuro” il voto elettronico, come se fosse già scontato doverlo usare, proviamo a ragionare partendo dalle frodi…