Leggo delle preoccupazioni del Ministro Gentiloni sull’uso dei dispositivi mobili da parte dei minori (tralascio la parte relativa alla normativa sulla pedopornografia, sulla quale avrei qualche perplessità).
Da un punto di vista tecnologico, si tratta di una preoccupazione simile a quella che hanno le aziende riguardo al controllo dei dispositivi mobili da parte dei propri dipendenti. In effetti alla base quello che serve è la possibilità di separare amministratore (o genitore) da utente (o figlio). Naturalmente ci sono delle differenze nelle funzionalità richieste, ma lo strumento fondamentale è la separazione fra utente e amministratore. E altrettanto naturalmente, avere una separazione fra amministratore e utente serve anche al genitore per il proprio apparato, specialmente in previsione di una maggiore diffusione del malware per i dispositivi mobili. Il punto però è che quando si parla dei limiti di sicurezza di questi dispositivi in azienda, la motivazione dei limiti è che “vengono dal mercato consumer”. In realtà, anche nel mercato consumer comincia a sentirsi la necessità di sicurezza. Sembra proprio che stiamo ripercorrendo la storia del PC con Windows. Il PC con MS-DOS e processori 8086 (e gli altri che allora esistevano) era nato come strumento domestico e per piccole imprese, e non aveva il concetto di amministratore, mentre i computer “seri” (mainframe, mini e simili) avevano già almeno il concetto di amministratore e processo privilegiato (Unix) se non anche quello di macchina virtuale (VM). Anche quando i 486 hanno dato la possibilità di avere processi privilegiati sul PC, di fatto Windows non ne ha approfittato fino a Windows XP, con tutte le conseguenze di quel periodo (mi chiedo se i virus avrebbero avuto la storia che hanno avuto, se con Windows95 si fosse introdotto un “amministratore” sul PC Wiindows). Possibile che adesso dobbiamo ripetere la stessa storia con cellulari e simili? Eppure i virus ci sono già…