Mutuo il titolo del noto film per commentare questa notizia riportata da Punto Informatico relativa all’ennesima norma sull'”equo compenso”. Non ha a che vedere con la sicurezza (più che altro, oggi qui c’è afa…), se non per il fatto che la facilità con cui vengono prodotte norme nel settore ICT sulla base dei concetti più assurdi crea spesso problemi anche a chi si occupa di sicurezza. Concetti assurdi che non sarebbero mai accettati in altri contesti. Per fortuna gli informatici sono giovani e “reggono”, ma quali sarebbero le conseguenze sul morale delle nonne italiane di una notizia (immaginaria, ovviamente) come quella che segue?
“Il principio dell’equo compenso è stato esteso alla tutela dell’alta moda. Si sa che la piaga dei prodotti contraffatti sottrae enormi capitali all’industria legittima della moda. Tuttavia, mentre sono noti i problemi creati dall’industria della contraffazione, un fenomeno che è stato generalmente trascurato è quello della contraffazione domestica. Eppure, si tratta di un fenomeno con una diffusione capillare, le cui cifre sono spaventose. Stiamo parlando delle nonne che producono maglioni, sciarpe e talvolta persono vestitini per i loro nipoti. È ampiamente noto e documentato che queste nonne, anziché produrre modelli originali, spesso comprano riviste di moda e abbigliamento che pubblicano modelli di stilisti famosi, per poi copiarne pedissequamente le foto. Calcolando quante nonne sono dedite a questa attività, e quanti capi riescono a produrre all’anno (una nonna può arrivare a produrre fino a un maglioncino ogni due giorni), è facile capire quanto sia enorme la perdita per l’industria della moda. Ogni maglioncino prodotto da una nonna è infatti un maglioncino che non viene comprato in qualche negozio di grande marca. Talvolta persino le mamme sono dedite a questa pratica illegale, spesso ammaestrate proprio dalle nonne stesse.
Anche la posizione delle riviste di moda è in discussione. È noto che molta della loro tiratura è dovuta proprio a questo uso illecito delle foto pubblicate, e si discute se non sia opportuno impedirne la pubblicazione. Per farsi un’idea del fenomeno basta guardare i tioli con cui vengono presentati i nuovi modelli di maglieria: spesso si tratta di un chiaro invito alla copia.
Per fortuna il Governo non è rimasto insensibile alle sollecitazioni della associazioni di categoria, e come detto il principio dell’equo compenso sarà applicato anche in questo settore. Ogni gomitolo di lana avrà quindi una sopratassa di 20 centesimi, e ogni ferro da calza di 50 centesimi, dato che si tratta degli strumenti principali utilizzati per l’attività illecita. In futuro la tassa sarà estesa ad altri strumenti, come macchine per maglieria, forbici da sarto ecc. Le somme raccolte saranno distribuite fra i produttori di maglieria, in proporzione alle quote di mercato detenute e quindi al danno subito per la contraffazione.
Naturalmente non mancano le proteste: “Io i miei maglioncini me li penso da me” ci dice una nonna di 75 anni, che peraltro indossa un golfino di cotone nero molto simile a tanti che vediamo nelle vetrine poco lontane.