Secondo questo articolo, al gran numero di informazioni personali compromesse di cui si parla recentemente non corrisponderebbe un numero altrettanto alto di effettivi utilizzi di quei dati a scopo di frode. La notizia va presa naturalmente con le molle, visto che sembra essere associata con un’altra indicazione, e cioè che potrebbe non essere necessario avvertire ogni singolo consumatore di eventuali compromissioni dei suoi dati personali, cosa che invece prevedrebbero alcune leggi proposte, sulla scia di quanto stabilito in California.
Tuttavia, i dati sembrano credibili. Quando si sente parlare della compromissione di dati personali, compresi i numeri di carta di credito, di parecchi milioni di persone, è chiaro che poi con ci sono corrispondentemente parecchi milioni di utilizzi fraudolenti di carte di credito. Le cifre in gioco altrimenti sarebbero tali (ad esempio, qui si parla di 46 milioni di account compromessi) da tenere la notizia in prima pagina per diversi giorni. La prima domanda è quindi se queste notizie siano corrette. Cosa vuole dire realmente che sono stati compromessi 46 milioni di account? Se con questo si intende che qualcuno ha avuto indebitamente accesso a quegli account, allora bisogna capire cosa se ne è fatto realmente di quell’accesso, o di quei dati. Io non riesco a trarre nessuna conclusione in merito, ma certamente continuare a parlare di milioni di account compromessi, senza che da queste compromissioni seguano delle conseguenza significative, in mancanza di informazioni più precise non può che portare all’assuefazione al genere di notizia, e quindi alla fine a sottostimare anche le conseguenze delle violazioni che dovrebbero essere riconosciute come gravi.