Secondo le ultime analisi, l’attacco all’Estonia non sarebbe stato lanciato da siti del governo russo, ma sarebbe stato un attacco distribuito sia come fonti sia come sistemi. Sarebbe comunque riconducibile al nazionalismo russo. Cosa cambia? Prima di tutto, mi sembra che sarebbe stato piuttosto naïf aspettarsi che un’analisi del traffico portasse al Cremlino. Casomai, ci si poteva aspettare un simile risultato da un’analisi delle reti sociali dietro all’attacco, posto che fosse possibile realizzarla. E che gli attacchi siano arrivati da computer in tutto il mondo è abbastanza ovvio, è l’essenza dei DDoS, e anche il principale motivo per cui in un post precedente dicevo che costruire dei confini in una logica di firewall sarebbe poco efficace.
Cosa cambia quindi? Dal punto di vista politico, certamente qualcosa cambia: l’attacco non è direttamente e ufficialmente riconducibile al governo russo. È peraltro riconducibile a nazionalisti russi, a quanto pare. Certo, un’analisi politica della questione non è nelle mie competenze. Tuttavia, se guardiamo la sostanza del problema, ovvero i disservizi, le tecnologie che li hanno permessi e il fatto che l’attacco sia stato un mezzo di pressione di un gruppo nei confronti di un paese, non cambia niente. Anzi, conferma quanto dicevo nel post precedente: non serve una guerra per avere questi disservizi, e non serve un governo per avere le risorse necessarie per causarli. Ancor più quindi dopo queste ultime analisi, dovrebbe essere evidente quanto è urgente affrontare il problema di rendere meno praticabile questo tipo di attacchi.