Il NYT parla molto chiaro al riguardo: The top European court on Tuesday prohibited Italy from prosecuting bookmakers based in other European countries, a ruling that private companies hailed as a milestone in efforts to pry European betting markets from government-run monopolies. Sembra che altri paesi europei fossero in una situazione simile a quella italiana. Non voglio entrare nel merito del perché fosse stata fatta la scelta di impedire il gioco d’azzardo all’estero, ma certamente spero che questa sentenza ci liberi di un divieto la cui implementazione è di un’efficacia, diciamo così, discutibile. Spero anche che nel frattempo si cerchino altre vie per tutelare il cittadino, dato che il problema delle truffe con le scommesse online è reale. Vie meno coercitive ma di maggiore utilità: non credo che ci sia qualcuno che pensi realmente di voler tenere i cittadini lontani da Internet, ma usando Internet quello dei casinò online, o del gioco d’azzardo in generale, è una minima parte del problema. La disponibilità di informazioni dalle fonti più disparate, con credibilità, accuratezza e anche scopi fra i più vari richiede a chi frequenta la rete di riprendere in mano la capacità di valutare in proprio e di selezionare fonti e notizie. Si tratta di un maggiore impegno personale, ma è anche un costo da pagare per poter trarre realmente vantaggio dalla massa di informazioni offerte. Sviluppare questa capacità porta anche l’esigenza, e la capacità, di distinguere il sito fasullo da quello serio, non solo per il gioco ma per il commercio elettronico, per le news, fino alle informazioni al consumatore. Un mese sì e uno no devo riverificare per qualche amico le informazioni che trova su Internet, che vanno dagli hoax più banali, fino ai siti messi su per dire che una certa sostanza è cancerogena, salvo poi scoprire che le presunte informazioni, siti e ricerche scientifiche, riconducono tutti a un’azienda concorrente. La capacità di distinguere queste informazioni non viene nè con lucchetti o tecnologie di sicurezza, nè con imposizioni di legge, ma con la frequentazione di Internet, in modo da poter prendere le stesse misure che ci permettono, di solito, di non farci truffare nel mondo reale. Quello che serve quindi, è informazione e formazione (argh, l’ho detto!), ma soprattutto l’approccio critico a quello che si trova in rete.
Se poi le norme italiane avevano davvero il solo scopo di tutelare un monopolio sulle scommesse… beh, allora il discorso da fare è diverso 😉