Sì, sto smaltendo gli arretrati… due notizie. La prima è naturalmente il voto via Internet in Estonia. La notizia viene pubblicata come un successo da più parti, mentre Punto Informatico fa presente che molti paesi non considerano il sistema adeguato ai loro requisiti per il voto. L’estonia deve essere un paese terribilmente sviluppato dal punto di vista dell’informatica, lo si sente sempre nominare, anche in iniziative di e-government. Forse per questo hanno un entusiasmo eccessivo…
Prima di tutto: un sistema di voto è un successo quando i voti sono stati conteggiati correttamente, il voto è rimasto segreto e i votanti hanno potuto esprimersi liberamente. Queste tre condizioni sono estremamente difficili da verificare, ancor più che da realizzare. Quando si parla di successo, di solito è perché “nessuno si è lamentato”, dubito però che se un gruppo di persone avesse votato da casa del capo della mafia locale, si sarebbe poi andato a lamentare con qualcuno. Quanto però il problema venga visto dalla prospettiva sbagliata lo si vede dalle affermazioni di chi, ovviamente, cerca di vendere il proprio sistema. Cito: Tra le altre esternazioni riportate da Wired anche quelle dei responsabili tecnici del progetto estone, che dichiarano: “Ci si fida di trasferire soldi su Internet, e non ci si fida di esprimere il proprio voto? Non credo”. Si tratta di un’affermazione che ha poco senso, se non da un punto di vista pubblicitario. I due problemi sono accomunati solo dall’informatica, ma sono completamente diversi come requisiti e contesto. Temo che quando si parla di voto via Internet, la preoccupazione, inappropriata, sia quella del hacker o del virus che mi fa votare quello che vuole. La vera preoccupazione invece dovrebbe essere che si perde la garanzia di libera di espressione data dalla cabina elettorale, votando da un contesto in cui nessuno può tutelare il votante. Come ho già avuto modo di dire, sono sicuro che in molte, molte famiglie, anche in Italia, l’intera famiglia finirebbe per votare come il capofamiglia. Poi, c’è una differenza fondamentale: quello che faccio o mi viene fatto fare in banca lascia una traccia che può facilmente portare a riconoscere un illecito. È vero che la banca controlla il sistema di home banking, ma è anche vero che se un gruppo di utenti vede i suoi soldi che se ne vanno sul conto del direttore della banca protesta, ed ha buone probabilità di essere creduto. Se i voti anche di migliaia di elettori vengono dirottati sul candidato del partito che ha assegnato l’appalto per il sistema di voto, nessuno se ne accorge.
La seconda notizia arriva a fagiolo, da Wired: Diebold, la più nota produttrice di macchine per il voto elettronico in USA, sta pensando di abbandonare il settore, perché i continui problemi stanno danneggiando la sua immagine in quello che è il suo vero business: gli sportelli automatici. Giusto per dire che qualche differenza c’è 😉